La Rete Umbra per l’Autodeterminazione ritiene necessario porre all’attenzione di tuttə alcune importanti questioni che riguardano la vita e i diritti delle donne e non solo.
Di recente la Regione Umbria ha inteso elaborare una proposta di legge che modifica il sistema dei servizi sanitari e sociali introducendo il concetto di famiglia naturale quale unica destinataria di tutele e risorse, stravolgendo la funzione e la natura dei consultori laici e pubblici, prevedendo l’inserimento al loro interno di associazioni integraliste e cattoliche con la finalità di manipolare la nostra libertà di scelta in tema di salute sessuale e riproduttiva. Questo avviene con il benestare consapevole o inconsapevole di quasi tutti gli enti locali umbri, compresi molti Comuni amministrati dal centro-sinistra, che nell’ambito del Consiglio delle autonomie locali hanno approvato tale proposta di legge. Vogliamo esprimere la nostra solidarietà all’assessora Simona Minelli del Comune di Gubbio che, dopo essere stata l’unica a prendere le distanze da questa proposta di legge nel Cal, è stata attaccata pubblicamente da certa stampa locale.
Ricordiamo poi la lettera di denuncia inviata di recente ai giornali dall’Associazione Liberamente Donna sulla condizione di estrema precarietà di risorse e incertezza nei tempi di stipula della convenzione, con il forte rischio di chiusura del Centro Antiviolenza residenziale di Perugia, che in pochi anni ha ospitato più di 1000 donne e minori. Contemporaneamente la Regione ha redatto un regolamento relativo ai servizi antiviolenza che sostanzialmente non offre una prospettiva di miglioramento del sistema di prevenzione e contrasto alla violenza maschile contro le donne e che non riconosce il valore e la centralità della rete femminista formale ed informale che si occupa quotidianamente di affiancare le donne nel loro percorso di uscita dalla E’ urgente prendere posizione e impedire che questo disegno si espanda e si concretizzi con effetti reali e pericolosi su tutti gli aspetti delle nostre vite, allontanandoci dalla realizzazione di una società più equa e inclusiva nelle relazioni. Aderiamo all’appello promosso dalle Reti Non Una di Meno – Torino e Più di 194 voci per una giornata di mobilitazione contro l’ingresso delle associazioni cattoliche nei consultori e vi diamo appuntamento insieme alle reti delle donne di Marche e Abruzzo a sabato 17 aprile alle ore 18:30 in diretta sulla pagina facebook della RU2020 – Rete Umbra per l’Autodeterminazione per una iniziativa sulla difesa e la rinascita dei consultori, intesi come luoghi pubblici delle donne, in cui le donne possano svolgere, attraverso le assemblee, un ruolo di proposta e co-gestione. I consultori non possono limitarsi a garantire percorsi di accompagnamento alla nascita, o la cura di sintomatologie, ma dovrebbero promuovere la salute sessuale e riproduttiva di tutte le donne e le soggettività lgbtqi+, di tutte le età, l’educazione sessuale, la contraccezione gratuita e l’accesso all’aborto farmacologico. RU2020 – Rete Umbra per l’Autodeterminazione per info: reteumbraautodeterminazione@gmail.com
Siamo convinte che un efficace sistema di prevenzione e contrasto della violenza maschile contro le donne che preveda anche interventi professionali e significativi a favore di minori, si possa realizzare solo attraverso la previsione di adeguate risorse economiche e assicurando certezza e continuità negli interventi. Vogliamo sottolineare che i Centri antiviolenza, le Case delle Donne, gli sportelli delle associazioni femministe sono i luoghi dell’alleanza tra le donne e non servizi sociali o assistenziali e come tali hanno bisogno di riconoscimento e di norme e procedure realmente condivise.
Ravvisiamo infine, iniziative territoriali preoccupanti come ad esempio l’atto approvato dal Comune di Foligno sull’istituzione della Giornata per la santità della vita nascente. Come è evidente ogni giorno apprendiamo qualche preoccupante intervento che va a comporre un quadro inquietante che ci toglie autonomia e indipendenza e ci riporta indietro anziché proiettarci in un futuro di libertà e autodeterminazione per tuttə. Questo disegno oscurantista – evidente già quando la Presidente Tesei ha imposto il ricovero ospedaliero per le donne che volevano scegliere l’aborto farmacologico (somministrazione RU486) – non si ferma. Anzi trae forza e ispirazione dal Manifesto Valoriale firmato con le associazioni “no-choice” durante la campagna elettorale dalla giunta leghista, inserendosi in un più ampio programma internazionale di lesione dei diritti delle donne e delle soggettività lgbtiq+ conosciuto come Agenda Europa, che promuove posizioni estremiste e di stampo conservatore e che rifiutano la laicità delle istituzioni e dei servizi pubblici.
Dobbiamo essere vigili ed opporci ad ogni tentativo di inserimento di associazioni cattoliche, o peggio ancora integraliste, nella gestione dei luoghi delle donne siano essi consultori o centri antiviolenza così come non possiamo accettare passi indietro, chiusure o ridimensionamenti, rispetto al sistema di contrasto e prevenzione della violenza maschile contro le donne.