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CATCALLING

c’è differenza tra un fischio o un apprezzamento di un uomo a una donna in pieno giorno e una molestia verbale subita la notte in un parco. 
La differenza è la paura. 

Certo, questo è indubbio ed è il primo passo per far capire a un uomo cosa prova una donna in quel caso: terrore. Tuttavia il catcalling non è mai un complimento o potremmo dire che un complimento in un contesto sbagliato. Il più delle volte il fischio o la frase indesiderata è un’affermazione di potere di un sesso sull’altro. E talvolta chi è avvezzo alla molestia verbale poi non disdegna di praticare quella fisica, soprattutto se ha sempre trovato via libera. Qui di seguito abbiamo raccolto alcuni episodi capitati a noi. Raccontateci i vostri!Valentina: Mia madre, classe 1939, era una persona molto mite e sorridente. 

Faceva l’insegnante di Storia dell’Arte e la pittrice. Eppure un giorno quando io ragazzina le dissi che ero stata molestata verbalmente da qualcuno per strada – adesso si dice molestata verbalmente ma allora non so che cosa le dissi – lei mi raccontò che molti anni prima era su un tram a Milano andando all’Accademia di Brera e un signore le mise due mani sul sedere, lei si voltò e … gli sputò in faccia. Rimasi sconvolta non riuscivo a immaginarmi mia madre fare una cosa simile. Quando mi è successo di nuovo, di ricevere molestie verbali o fisiche, in particolare sui mezzi pubblici, mi sono sempre paralizzata, non sono mai riuscita a reagire in nessun modo. Però mi è sempre rimasto impresso quell’eroico, grandioso, liberatorio sputo. Pochi giorni fa l’ho raccontato a mia figlia e spero che almeno lei riesca a farne buon uso. Chiara: Domenica scorsa sono andata al parco a leggere, appoggiata a un albero. Sono stata lì circa due ore, ma non sono riuscita a leggere più di tanto perché per tutto il tempo in cui sono rimasta lì alcuni gruppi di ragazzi anche giovanissimi hanno reagito alla stesso modo: mi hanno fischiato, preso in giro o hanno semplicemente commentato la mia presenza. Non mi era mai capitato di vedere una tale alternarsi di reazioni identiche. #catcalling #lacittàdelledonne Mi sono chiesta sono io che ci faccio più caso o se è sempre stato così? In ogni caso non mi sono sentita a mio agio né libera di starmene seduta al sole a leggere.

Vanessa: C’è un signore che in città tutti conoscono, sta sempre davanti al parcheggio dei taxi da non so quanti anni. L’uomo non si fa alcun tipo di problema, ferma donne e ragazze, facendo apprezzamenti a chiunque senza fare sconti per l’età. So che una volta ha pedinato una mia amica fino a quando non è salita in autobus, si è avvicinato anche fisicamente e le ha toccato il sedere. Però continua a stare lì e nessuno dice niente!

LA LEGA NON CI LEGA

La Rete Umbra per l’Autodeterminazione ritiene necessario porre all’attenzione di tuttə alcune importanti questioni che riguardano la vita e i diritti delle donne e non solo.

1️⃣ Di recente la Regione Umbria ha inteso elaborare una proposta di legge che modifica il sistema dei servizi sanitari e sociali introducendo il concetto di famiglia naturale quale unica destinataria di tutele e risorse, stravolgendo la funzione e la natura dei consultori laici e pubblici, prevedendo l’inserimento al loro interno di associazioni integraliste e cattoliche con la finalità di manipolare la nostra libertà di scelta in tema di salute sessuale e riproduttiva. Questo avviene con il benestare consapevole o inconsapevole di quasi tutti gli enti locali umbri, compresi molti Comuni amministrati dal centro-sinistra, che nell’ambito del Consiglio delle autonomie locali hanno approvato tale proposta di legge. Vogliamo esprimere la nostra solidarietà all’assessora Simona Minelli del Comune di Gubbio che, dopo essere stata l’unica a prendere le distanze da questa proposta di legge nel Cal, è stata attaccata pubblicamente da certa stampa locale.

2️⃣ Ricordiamo poi la lettera di denuncia inviata di recente ai giornali dall’Associazione Liberamente Donna sulla condizione di estrema precarietà di risorse e incertezza nei tempi di stipula della convenzione, con il forte rischio di chiusura del Centro Antiviolenza residenziale di Perugia, che in pochi anni ha ospitato più di 1000 donne e minori. Contemporaneamente la Regione ha redatto un regolamento relativo ai servizi antiviolenza che sostanzialmente non offre una prospettiva di miglioramento del sistema di prevenzione e contrasto alla violenza maschile contro le donne e che non riconosce il valore e la centralità della rete femminista formale ed informale che si occupa quotidianamente di affiancare le donne nel loro percorso di uscita dalla E’ urgente prendere posizione e impedire che questo disegno si espanda e si concretizzi con effetti reali e pericolosi su tutti gli aspetti delle nostre vite, allontanandoci dalla realizzazione di una società più equa e inclusiva nelle relazioni.  Aderiamo all’appello promosso dalle Reti Non Una di Meno – Torino e Più di 194 voci per una giornata di mobilitazione contro l’ingresso delle associazioni cattoliche nei consultori e vi diamo appuntamento insieme alle reti delle donne di Marche e Abruzzo a sabato 17 aprile alle ore 18:30 in diretta sulla pagina facebook della RU2020 – Rete Umbra per l’Autodeterminazione per una iniziativa sulla difesa e la rinascita dei consultori, intesi come luoghi pubblici delle donne, in cui le donne possano svolgere, attraverso le assemblee, un ruolo di proposta e co-gestione. I consultori non possono limitarsi a garantire percorsi di accompagnamento alla nascita, o la cura di sintomatologie, ma dovrebbero promuovere la salute sessuale e riproduttiva di tutte le donne e le soggettività lgbtqi+, di tutte le età, l’educazione sessuale, la contraccezione gratuita e l’accesso all’aborto farmacologico. RU2020 – Rete Umbra per l’Autodeterminazione per info: reteumbraautodeterminazione@gmail.com

 Siamo convinte che un efficace sistema di prevenzione e contrasto della violenza maschile contro le donne che preveda anche interventi professionali e significativi a favore di minori, si possa realizzare solo attraverso la previsione di adeguate risorse economiche e assicurando certezza e continuità negli interventi. Vogliamo sottolineare che i Centri antiviolenza, le Case delle Donne, gli sportelli delle associazioni femministe sono i luoghi dell’alleanza tra le donne e non servizi sociali o assistenziali e come tali hanno bisogno di riconoscimento e di norme e procedure realmente condivise.

3️⃣ Ravvisiamo infine, iniziative territoriali preoccupanti come ad esempio l’atto approvato dal Comune di Foligno sull’istituzione della Giornata per la santità della vita nascente. Come è evidente ogni giorno apprendiamo qualche preoccupante intervento che va a comporre un quadro inquietante che ci toglie autonomia e indipendenza e ci riporta indietro anziché proiettarci in un futuro di libertà e autodeterminazione per tuttə. Questo disegno oscurantista – evidente già quando la Presidente Tesei ha imposto il ricovero ospedaliero per le donne che volevano scegliere l’aborto farmacologico (somministrazione RU486) – non si ferma. Anzi trae forza e ispirazione dal Manifesto Valoriale firmato con le associazioni “no-choice” durante la campagna elettorale dalla giunta leghista, inserendosi in un più ampio programma internazionale di lesione dei diritti delle donne e delle soggettività lgbtiq+ conosciuto come Agenda Europa, che promuove posizioni estremiste e di stampo conservatore e che rifiutano la laicità delle istituzioni e dei servizi pubblici.
Dobbiamo essere vigili ed opporci ad ogni tentativo di inserimento di associazioni cattoliche, o peggio ancora integraliste, nella gestione dei luoghi delle donne siano essi consultori o centri antiviolenza così come non possiamo accettare passi indietro, chiusure o ridimensionamenti, rispetto al sistema di contrasto e prevenzione della violenza maschile contro le donne.

 

GIORNATA MONDIALE DELL’AUTOEROTISMO

Esiste la Giornata Mondiale dell’Autoerotismo? In realtà negli Stati Uniti esiste ed è il 28 maggio.

Quello che di certo esiste in Italia è un tabù attorno alla masturbazione femminile.Se la masturbazione maschile è socialmente accettata, per le donne così non è. Al contrario di quello che si pensa le donne che si masturbano sono molte e lo fanno per i più disparati motivi, in uno studio di ricerca sul “genere, il potere e l'(in)visibilità della masturbazione femminile” i principali motivi principali sono la ricerca dell’orgasmo, come qualcosa di non emotivo ma legato semplicemente alla gioia e al piacere, ma anche la volontà di sovvertire gli squilibri di potere, spesso, presenti nelle dinamiche sessuali, soprattutto quelle eterosessuali.

Violeta Benini,

ostetrica libera professionista che si definisce DIVULVATRICE, scrive nel suo nuovo libro “Senza Tabù” (Fabbri Editori): “La prima cosa che devi sapere sulla masturbazione è che non fa male, anzi: lo dimostrano tantissimi studi scientifici. Aumenta la consapevolezza del proprio corpo e di cosa ci piace. Migliora la salute dei genitali perché con l’eccitazione e gli orgasmi au- menta l’afflusso di sangue. Inoltre, grazie alla masturbazione, i genitali si mantengono attivi e non “arrugginiscono”. Il nostro corpo è come una macchina, è fatto per essere usato: se lo lascia- mo fermo troppo a lungo può far fatica a ripartire. La stessa cosa vale per i muscoli dell’apparato genitale e per i tessuti erettili. In ne, gli ormoni rilasciati con l’orgasmo portano benessere.” Amen. Il problema e i tabù sono legati non tanto alla pratica in sé quanto alla possibilità di parlarne liberamente o senza correre il rischio di essere definite ninfomani o di far ingelosire il partner che sente lesa la sua virilità. Ci sono paesi in cui la masturbazione non è soltanto un tabù ma è una pratica vietata, e questo, spesso, porta le
donne ad avere problemi con il sesso.

Come dice Violeta, non abbiamo evidenze scientifiche secondo le quali la masturbazione femminile faccia bene, l’unica certezza che abbiamo è che per eliminare, sdoganare e contrastare i tabù dobbiamo parlarne

25 NOVEMBRE

Il 25 Novembre 1960, nella Repubblica Dominicana, vennero uccise le sorelle Mirabal per ordine del dittatore Trujillo. 

Patria, Minerva e Maria Teresa furono prelevate in strada dalle guardie e poi portate in un luogo nascosto, stuprate, massacrate a furia di colpi di bastone e infine strangolate. Il 25 Novembre 1981 ci fu il primo “Incontro internazionale femminista delle donne latinoamericane e caraibiche”. Da quel momento il 25 Novembre venne riconosciuto come data simbolo e sarà istituzionalizzato dall’ONU nel 1999. 

Dal 2009 il simbolo di questa giornata sono le scarpe rosse. In onore dell’opera d’arte e di denuncia di Elina Chauvet “Zapatos Rojos”. In Italia, nel 2021, sono stati commessi 109 femminicidi. 109 donne che hanno perso la vita per mano di mariti, fidanzati o ex. La morte, però, è soltanto il culmine, è il punto più alto, il frutto di mesi/anni di violenza fisica, psicologica, economica. Di abusi sessuali, di stalking, di minacce, di isolamento.

La violenza non è soltanto un atto fisico. No, viene da molto più lontano, parte dalla cultura patriarcale nella quale tuttə cresciamo. Nasce dal concetto che l’uomo sia un essere superiore, che sia forte, risoluto, capace e la donna sia inferiore, più incline alle influenze, fragile, da proteggere, incapace di prendere decisioni e che debba occuparsi soltanto dei figli, della casa, della famiglia. Siamo così abituati a questo tipo di cultura che neanche ci accorgiamo quando avviene una violenza, soprattutto se psicologica. Sì, perché ancora per molti le parole non possono essere considerate violenza eppure, spesso, parte tutto da lì. Un complimento si trasforma in un rimprovero, un insulto che si trasforma a sua volta in uno schiaffo, in un pugno, in un arma.

Violenza sono tutti quei titoli di giornale nei quali la vittima, non si sa bene mai secondo quale logica, è il carnefice perché “è stato colto da un raptus di rabbia”, perché “era un vicino così tranquillo”, “era stato lasciato”. Violenza sono i fischi per strada, i complimenti e gli sguardi non desiderati. Violenza sono le professioniste che vengono chiamate, ancora, per nome. Violenza è l’isolamento dagli amici, dalla famiglia. Violenza è far smettere di lavorare una donna così da renderla totalmente dipendente dal carnefice. Violenza sono le minacce di figli che verranno strappati via e
figli che vengono realmente tolti a madri che, pur avendo denunciato, vengono considerate colpevoli di aizzare i propri figli contro un padre violento. (Anche se i figli hanno assistito agli abusi fisici) Violenza è la mancata, o poca, protezione delle vittime quando denunciano. Ed è il taglio dei fondi dei centri antiviolenza che, invece, vorrebbero soltanto aiutare le donne vittime di violenza e proteggerle.

Ri-partiamo dalla cultura e schieriamoci concretamente dalla parte delle vittime. Non siete sole e non si tratta di un’emergenza, ma di un problema quotidiano.

Il 25 Novembre è tutti i giorni.

#giornatainternazionaleperleliminazionedellaviolenzacontroledonne Il 1522 è attivo tutti i giorni, in forma gratuita, 24 ore su 2